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"Sto scrivendo cose che non ho mai raccontato a nessuno. Le sto scrivendo per qualcuno che non conosco, che non ho mai visto e che forse non vedrò mai. Mi commuovo a ogni riga, anche se cerco di non farmene accorgere. È bello, ma non è facile. Però è soprattutto bello."
Si inaugura con l’autobiografia di Philippe Léveillé "Romanzi Culinari", nuova collana enogastronomica Giunti: non manualistica o ricettari ma narrazione, racconto, storie di vita. Per un libro che si vuole appassionante come un romanzo d’avventura la biografia dello stellato chef bretone è infatti perfetta. Bello, simpatico e vivace, sorriso contagioso, accento francese, Philippe Léveillé è un gigante dalla vita rocambolesca. Ha accettato di raccontarla per la prima volta – anche a se stesso – ripercorrendo tutte le tappe che lo hanno portato da Nantes a Concesio e Hong Kong, dal rito familiare della preparazione della galette bretonne alle stelle Michelin. L’infanzia in Bretagna, la decisione di diventare chef, la prestigiosa scuola alberghiera di Saumur e poi le irresistibili peregrinazioni culinarie in giro per il mondo: Léveillé ci porta in 3 continenti, a cucinare con lui in grandi alberghi e ristoranti, su yacht e barche a vela, in Somalia, Etiopia e Yemen per la Croce Rossa. Poi a Concesio, Brescia, dove ottiene la consacrazione delle 2 stelle Michelin come chef del "Miramonti l’Altro" e infine a Hong Kong con il ristorante "L’Altro", premiato da una stella.
Lungo tutta la narrazione Léveillé si commuove come allora, si arrabbia come allora, si diverte come allora e il lettore incontra personaggi e luoghi incredibili. Comune denominatore fra passato e presente l’ingrediente centrale della sua vita e della sua cucina, quello in cui lui s’identifica completamente: il burro. Una scelta di cuore e palato difesa sul piano scientifico dal medico e nutrizionista Mauro Defendente Febbrari, amico ed estimatore di Léveillé, in un breve saggio a chiusura del libro.
Ma proprio niente ricette? Poche, selezionatissime: in risonanza con la vicenda umana dell’autore ne appare una all’inizio di ogni capitolo, per introdurre il lettore al gusto delle nuove pagine.
Philippe Léveillé (Nantes, 1963) è considerato uno degli chef più interessanti del panorama italiano, soprattutto per la sua capacità di coniugare al meglio le tecniche della cucina francese con i piatti della nostra tradizione. Dotato di carisma, simpatia e di una fisicità prorompente, è noto al grande pubblico per alcune selezionatissime apparizioni televisive, tra le quali quella in veste di giudice ospite nella terza edizione di Masterchef. Dal 14 settembre 2015 è fra i partecipanti di "Pechino Express", in onda il lunedì su Rai Due in prima serata (http://www.rai.it/dl/portali/site/articolo/ContentItem-e3c555b3-0413-4bc4-a770-4e10fc2c2d15.html)
Link utili: www.miramontilaltro.it
Twitter @chefleveille
Dal libro
"In Bretagna, su ogni tavolo di cucina c’è il burro, a tutte le ore e in tutte le stagioni, metterlo in frigo sarebbe un sacrilegio. Si copre la ciotola del burro con un panno e la si lascia sul tavolo. Al limite, se d’estate fa molto caldo, si porta in cantina, ma in frigo jamais! Questo spiega perché il burro sia per me un elemento di assoluto valore simbolico prima ancora che un alimento indispensabile e insostituibile per la mia cucina: il mio dito di bambino trovava morbida accoglienza nella ciotola del burro, prima di essere portato alla bocca e beatamente succhiato, così come il dito di un bambino italiano degli anni Sessanta si può infilare nella Nutella o quello di un bambino inglese nella marmellata d’arance."